Inter, obiettivo catalano: in pole c'è Montoya, un vero 'figlio del Barça'

Martin Montoya gioca al Barcellona da quando ha otto anni. Questo, da solo, dovrebbe spiegare la filosofia di un club, di una società. Ha fatto così con decine di talenti, lo stesso ha fatto con Montoya: credere nei giovani, crescerli, motivarli, aspettare che fioriscano per giocare coi grandissimi. "E qui è felice, ma decideranno i club", ha aperto ieri uno spiraglio l'agente su queste colonne. Ha fatto grandi cose, Montoya, anche col Barça B di Luis Enrique e nel 2009, giovanissimo, ha pure esordito coi grandi, nel Trofeo Gamper contro il City. Under 16, 17, 19, 21, il destino ha già voluto per lui una chiamata in Nazionale: un record, quello di Montoya, perché per l'amichevole del 25 agosto 2011 contro il Cile e per la successiva gara verso Euro 2012 , ha 'pareggiato' Tomas Christiansen, unico di una squadra B ad essere chiamato in nazionale. L'Inter lo segue, con forza, e per un motivo chiaro. Montoya è figlio di una filosofia, catalana e barcelonista, che fa del bel gioco un dogma. Così, vuole ripartire l'Inter. Con giovani che hanno fame d'imporsi, quali Icardi, Andreolli, giovani sconosciuti come Botta e Laxalt e con talenti pronti alla grande occasione. Come Montoya. Lui che, figlio del Barça da quando aveva otto anni, potrebbe sbocciare alla corte di Moratti. Occhio, però: i Blaugrana non vogliono perdere il filo che li lega al proprio figlio adottivo e per questo studiano una formula 'Cuenca'. Prestito, con diritto di riscatto per l'Inter e controriscatto per i catalani.